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MISSIONE MARTE: I RISCHI PER UN ESSERE UMANO SUL PIANETA ROSSO

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Quando pensiamo alla possibilità di vita fuori dalla Terra, il primo pianeta che ci può venire in mente è Marte. La ragione è perché, insieme a Venere, è il pianeta che ha le somiglianze maggiori con il nostro.

I piani per una missione umana verso Marte risalgono addirittura agli anni 50’, anche se all’epoca si sapeva ben poco sul pianeta.

Marte è stato esplorato da molte sonde robotiche negli ultimi decenni ma non abbiamo ancora mandato esseri umani sulla sua superficie.

Le motivazioni non sono solo per le difficoltà di tipo economico ma anche perché una missione umana verso questo pianeta è molto difficile e pericolosa.

IL CLIMA E L’ ATMOSFERA

Marte non è un luogo ospitale: ha un clima estremamente ostile e condizioni complessivamente molto difficili, infatti la sua temperatura è di almeno 60 gradi celsius ma scende a -150 in alcune sue regioni per alcuni periodi dell’anno.

La polvere marziana, similmente a quella lunare, ha proprietà abrasive, per il fatto che, in un ambiente secco come Marte, l’erosione del paesaggio è praticata dal vento e non dall’acqua, infatti le pietre assumono forme appuntite, con una forte carica elettrostatica.  La pressione al suolo marziano è molto bassa, l’atmosfera, ovviamente, non è respirabile per gli esseri umani. La gravità è circa 1/3 di quella terrestre e il su campo magnetico è molto debole. Tutte queste questioni rendono Marte un pianeta con condizioni estreme.

LA DISTANZA

Si può affermare che una missione umana verso Marte può richiedere tempi lunghissimi e che non sono per niente paragonabili ai tempi impiegati durante le missioni Apollo per andare e venire dalla Luna.

Infatti il punto più vicino tra Marte e Terra si manifesta ogni due anni, e con la tecnologia attuale, ci vogliono dai centocinquanta ai trecento giorni per la sola andata.

Per ottimizzare i tempi di andata e ritorno gli esperti, che hanno studiato i progetti di missioni marziane, propendono per l’ipotesi di passare meno tempo nel viaggio e più tempo sulla superficie del pianeta. Infatti sarebbe più opportuno minimizzare il tempo di trasferimento perché stare nello spazio, oltre che faticoso, è anche oggettivamente pericoloso.

La distanza tra Marte e la Terra è un problema non poco rilevante: non ci sarà la possibilità di soccorso diretto, gli equipaggiamenti dovranno avere caratteristiche di resistenza mai raggiunte per gli usi terrestri, e saranno necessarie nuove tecnologie di produzione di parti di ricambio, come la stampante 3D.

LE COMUNICAZIONI

C’è sempre un ritardo nelle comunicazioni con le onde radio o qualunque altra forma di radiazione elettromagnetica, per via soprattutto della velocità della luce che è finita. Quindi gli astronauti si troverebbero spesso, tra l’invio della comunicazione e la ricezione della risposta, a veder passare diversi minuti e questa cosa renderebbe tutto abbastanza complicato soprattutto in caso di emergenza.

Ci sarebbe una volta arrivati su Marte un periodo di tempo in cui le comunicazioni radio sarebbero completamente impossibili, soprattutto quando Terra e Marte di troveranno dal lato opposto del Sole.

L’ ASSENZA DI GRAVITA’

Un problema che ci sarebbe sicuramente durante il viaggio e in parte anche all’arrivo su Marte è la bassa gravità: il pianeta infatti ha perso con il tempo il suo campo magnetico e questo fa siì che sia molto più vulnerabile alle radiazioni cosmiche e al vento solare.

Anche durante il viaggio addirittura gli astronauti sarebbero in condizioni di assenza di gravità che avrebbero sicuramente delle ripercussioni dal punto di vista fisico.  Il corpo umano è un meccanismo biologico complesso, frutto di migliaia di anni di evoluzione sulla Terra, la mancanza della gravità terrestre incide anch’essa fortemente su nostro metabolismo, portando tra i principali problemi l’atrofizzazione dei muscoli e la decalcificazione ossea. Conclusa la missione, gli astronauti, nei primi giorni a terra, dovranno essere assistiti per ogni necessità e dovranno affrontare un lungo periodo di riabilitazione.

LE RADIAZIONI

Prendendo in considerazione che lo spazio aperto, quindi lontano dalla protezione dell’atmosfera terrestre e del campo magnetico terrestre, è continuamente bombardato da radiazioni che possono essere di vario tipo, infatti il Sole, per esempio, inonda lo spazio con una tempesta di particelle ad alta energia, mortali e praticamente impossibili da schermare. Ci sono altre particelle cariche di energia ancora più alti che arrivano dal resto dell’universo come i raggi cosmici.

C’è la radiazione elettromagnetica, in particolare la radiazione ultravioletta che, come sappiamo, sono dannose per le cellule umane. Infatti è stata studiata la dose di radiazione che raggiunge il terreno marziano, il quale ricordiamo che ha un’atmosfera molto più rarefatta di quella terrestre e soprattutto non ha un campo magnetico, quindi è praticamente esposto quasi completamente ai raggi cosmici e al vento solare.

Ci sono stime che mostrano la dose giornaliera di radiazione assorbita da un’astronauta e in situazioni del genere sarebbero almeno dieci volte maggiore di quella massima consentita sulla Terra.

Le radiazioni non sono solo un rischio per la salute degli astronauti ma anche per le apparecchiature elettroniche.

Nei voli Apollo, la magnetosfera, forniva una buona protezione e gli astronauti passavano al massimo quindici giorni in volo, ma per Marte si dovrà pensare ad altro.

Il FATTORE PSICOLOGICO

La verità è che è molto difficile mantenere un essere umano vivo su Marte e in salute psicofisica nello spazio. Test di isolamento forzato a Terra hanno dato risultati disastrosi, gli equipaggi hanno presentato fenomeni di depressione, aggressività, disequilibrio mentale, pur sapendo che erano a due passi da casa. Non ci sono studi sufficienti per sapere come si comporta un essere umano in certe situazioni, infatti anche un astronauta molto addestrato potrebbe avere problemi seri.

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