Una nuova scoperta sulla formazione dei pianeti
Un gruppo di ricerca internazionale, inclusa l’Università Statale di Milano, ha scoperto una nuova via per la formazione dei pianeti. Questa scoperta cambia il modo in cui comprendiamo l’astronomia e la formazione dei corpi celesti nello spazio.
Il ruolo del radiotelescopio ALMA nella scoperta
Grazie al radiotelescopio ALMA, uno strumento all’avanguardia situato in Cile ed alla sua capacità di osservare le lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche, ALMA ha permesso agli scienziati di ottenere immagini dettagliate della formazione dei pianeti e delle stelle nell’universo. ALMA è un radiointerferometro all’avanguardia, costituito da un array di 66 radiotelescopi con diametro di 12 e 7 metri, che osservano alle lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche. Le antenne sono state installate sul Llano de Chajnantor dell’altopiano Puna de Atacama, a 5000 metri di quota. Con ALMA è possibile studiare la nascita delle stelle nell’universo primordiale e ottenere immagini dettagliate della formazione delle stelle e dei pianeti nell’universo locale.
Il nuovo modello “dall’alto verso il basso”
Tradizionalmente, i pianeti si formano attraverso l’aggregazione lenta di polvere interstellare. Questa nuova scoperta dimostra che i pianeti possono formarsi rapidamente attraverso la frammentazione e la condensazione del materiale che circonda le giovani stelle. Questo processo si chiama instabilità gravitazionale, che crea protopianeti a partire dal gas e dalla polvere presenti nei dischi che orbitano attorno alle stelle.
Nelle regioni caratterizzate da instabilità gravitazionale, infatti, il materiale nei dischi di gas e polvere che circondano le giovani stelle si disgrega in strutture a spirale e tali frammenti si condensano fino a formare pianeti di grosse dimensioni, non più piccoli di Giove.
Secondo il modello sviluppato dal gruppo di ricerca milanese, tali oscillazioni sono un segnale chiaro, una specie di firma dell’instabilità. L’ampiezza delle oscillazioni dà un’indicazione di quanto questo disco tenda a frammentarsi. E costituisce una conferma diretta di quella via “dall’alto verso il basso” che viene da tempo ipotizzata e che non era mai stata rilevata empiricamente.
Per tantissimi anni non si credeva che questo meccanismo potesse portare alla formazione dei pianeti, ma adesso le evidenze sono molto più forti. Non è certo l’unico modo in cui può avvenire, ma è uno dei modi.
Le implicazioni della scoperta per l’astronomia
Questa scoperta, fornisce una nuova comprensione di come si formano i pianeti, ed apre nuove domande su come si evolvono i sistemi planetari. Il rilevamento dell’instabilità gravitazionale nel disco di una giovane stella rappresenta una conferma diretta di questo nuovo modello di formazione planetaria. Utilizzando Alma, i ricercatori hanno osservato diversi protopianeti in via di formazione nella regione del disco di AB Aurigae, una stella di “appena” 4 milioni di anni. È proprio la sua giovane età ad aver messo in guardia il team, perché il tradizionale modello di formazione planetaria richiede alcune decine di milioni di anni, ossia un tempo molto più lungo. Con il radiotelescopio, il team ha mappato il moto dei gas nei vasti bracci a spirale che ruotano attorno alla stella, osservando oscillazioni nella velocità delle molecole.
Leave a comment